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Alla fine del 2023 gli Usa hanno prodotto 13,5 milioni di barili di petrolio al giorno diventando non solo il più grande produttore al mondo, ma anche il secondo esportatore dopo l’Arabia Saudita

Gli Stati Uniti hanno superato tutti diventando il più grande produttore di petrolio al mondo grazie al record dei 13,5 milioni di barili  prodotti al giorno a dicembre 2023. E le proiezioni della US Energy Administrationsuggeriscono che il dato raggiungerà i 14 milioni di barili entro il 2024. Questo aumento è dovuto principalmente al calo dei costi di produzione americana, in particolare nel Golfo del Messico, e alle sfavorevoli condizioni di mercato geopolitiche che hanno rallentato i concorrenti dell’OPEC+, come Russia ed Arabia Saudita. Per quanto riguarda i consumi invece, all’inizio del 2024, sempre per gli Usa il dato si attesta sui 20,1 milioni di barili al giorno, destinando il resto alle esportazioni dirette verso l’UE che sta cercando di ridurre in tutti i modi la dipendenza dalle forniture russe dopo lo scoppio della guerra con Kiev.

Il boom della produzione del petrolio negli USA diventa possibile grazie all’estrazione del shale a partire dal 2005 (petrolio non convenzionale prodotto dai frammenti di rocce di scisto), favorita dalla tecnologia dell’idrofratturazione (o fracking) che permette di abbatte i costi di perforazione.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) la capacità di produzione raggiungerà il picco in molti paesi, ma gli Usa manterranno la loro leadership, visto che deterranno oltre il 50% dell’espansione della produzione mondiale nei prossimi cinque anni. Inoltre, non facendo parte dell’OPEC (il consorzio globale di produttori di petrolio), hanno la libertà di espandere la propria produzione senza vincoli di quote di produzione e senza shock di natura socio-economica.

In conclusione, il dominio petroliero globale degli Stati Uniti continuerà senza sosta. Tuttavia, questa leadership è un’arma a doppio taglio, soprattutto in un anno di elezioni in cui il presidente Biden cerca di assicurarsi i voti dei giovani ambientalisti democratici.

Detto questo la sua amministrazione mira a dominare “silenziosamente” il mercato dell’energia convenzionale promuovendo al tempo stesso una solida transizione verso un futuro di crescita verde. Questa transizione è già iniziata attraverso l’Inflation Reduction Act (IRA) un pacchetto di investimenti da 369 miliardi di dollari che sovvenziona l’energia rinnovabile, le batterie elettriche, l’efficienza energetica e le tecnologie per la decarbonizzazione.  Secondo la banca Usa Goldman Sachs l’IRA genererà circa 1,2 trilioni di dollari in investimenti in tecnologie pulite, la maggior parte dei quali sarà destinata alle comunità americane a basso reddito con tassi di occupazione più bassi.

Prepariamoci dunque ad un futuro vicino dove gli Stati Uniti domineranno sia il mercato del petrolio che quello delle tecnologie sostenibili.